domenica 28 agosto 2011

A-team


Regia: Joe Carnahan
Attori principali: Liam Neeson, Bradley Cooper, Sharlto Copley, Quinton 'Rampage' Jackson, Jessica Biel
Paese di produzione e anno di uscita in Italia: USA - 2010
Titolo originale: The A-Team
Durata: 121'

Trama: basato sull'omonima serie televisiva creata negli anni ottanta da Stephen J. Cannell, il film ruota attorno alle vicende di un commando chiamato A-Team, composto da ex combattenti in Medio Oriente, un tempo appartenenti alle forze speciali dell'esercito statunitense, che a causa di un errore giudiziario vivono braccati e perennemente in fuga dalle autorità.

Commento: alcune gags piuttosto inverosimili con bombe, elicotteri in manovre assurde, sparatorie ogni minuto, il tutto condito con una simpatica ironia, in qualche caso rivolta anche nei confronti del film stesso.
Può dar fastidio che la sceneggiatura abbia spezzettato il film in tanti episodi più o meno allacciati fra loro, ma anche questo è nel gioco: ricordiamo che A-Team nasce come serie tv ed, evidentemente, lo sceneggiatore non ha capito che questo era un film ...

Altre recensioni:
- Almudi (3 stelle)
- Mymovies

giovedì 25 agosto 2011

World Invasion

Regia: Jonathan Liebesman.
Attori principali: Aaron Eckhart, Michelle Rodriguez, Ramon Rodriguez, Bridget Moynahan, Ne-Yo.
Paese di produzione e anno di uscita in Italia: USA - 2011
Titolo originale: Battle: Los Angeles
Durata: 120'

Trama: nella base militare Camp Pendleton, vicino Los Angeles, un gruppo di marines, capitanati dal Sergente Michael Nantz (Aaron Eckhart), è chiamato a rispondere immediatamente ad uno dei numerosi attacchi lungo la costa. Il Sergente Nantz e i suoi uomini intraprendono una feroce battaglia contro un nemico straniero venuto dallo spazio, determinato ad impadronirsi delle riserve d'acqua e distruggere tutto ciò che incontra sul suo cammino.

Commento: un vero polpettone da gustarsi con un solo neurone acceso. Qualche frase tipicamente americana sulla fedeltà, sul coraggio, sul sacrificio, sulla patria, ... e il gioco è fatto.
La violenza che appare è tipica del genere.

Altre recensioni:
- Almudi
- Mymovies

Wall Street - Il Denaro non dorme mai

Regia: Oliver Stone
Attori principali: Michael Douglas, Shia LaBeouf, Josh Brolin, Carey Mulligan, Eli Wallach. Susan Sarandon, Frank Langella, Charlie Sheen
Paese di produzione e anno di uscita in Italia: USA - 2010
Titolo originale: Wall Street: Money Never Sleeps.
Durata: 133'

Trama: Sono passati 23 anni dai fatti raccontati nel primo film e lo squalo di Wall Street Gordon Gekko (Michael Douglas) ha terminato di scontare la sua pena detentiva. Ormai ai margini della comunità finanziaria tenta comunque di mettere in guardia Wall Street dall'arrivo della grande crisi, ma sembra che nessuno voglia ascoltarlo. Gekko tenta allora di riallacciare i legami con sua figlia la quale è legata sentimentalmente a Jacob Moore (Shia Labeouf), giovane professionista di Wall Street deciso a diventarne uno dei grandi protagonisti. Il giovane opera in Borsa sotto le ali dell'anziano Louis Zabel e crede nella possibilità di investire in un progetto finalizzato alla creazione di energia pulita. Zabel viene però messo in gravi difficoltà dalla diffusione di voci finalizzate alla sua eliminazione dal mercato e - non reggendo la pressione - si suicida. Jake perde così non solo il suo punto di riferimento professionale, ma anche un uomo che gli ha fatto da padre. Scoprire chi ha contribuito alla sua morte diventa il suo scopo nella vita. Parallelamente Jake vorrebbe riavvicinare la sua fidanzata con Gordon Gekko, incontrato non proprio per caso durante una conferenza. All’apparenza Gordon è davvero un uomo diverso, ...

Commento: a volte troppo tecnico, anche nel lodevole tentativo di spiegare le dinamiche economiche delle crisi mondiali. La trama sottesa alla questione finanziaria è, tuttavia, forte: il desiderio, che per un gioco del destino accomuna i due fidanzati, di ritrovare la figura paterna.
L'happy end è un po' appiccicato e sembra solo un contentino per non lasciare lo spettatore con la morale del film: il denaro è male e porta solo il male nel mondo.
Un sicuro pregio del film è che mancano tutte le porcate che c'erano nel primo Wall street del 1987

Altre recensioni:
- Almudi
- Mymovies

domenica 7 agosto 2011

Femmine contro maschi


Regia: Fausto Brizzi
Attori principali: Claudio Bisio, Nancy Brilli, Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Francesca Inaudi, Luciana Littizzetto, Emilio Solfrizzi, Serena Autieri, Giuseppe Cederna, Paola Cortellesi.
Paese di produzione e anno di uscita in Italia: Italia - 2011
Titolo originale: Femmine contro maschi
Durata: 96 '

Trama: si intrecciano tre storie dedicate ai buffi difetti delle donne, intorno al tema generale della disperata ricerca dell'uomo ideale. Nella prima, l'androloga Anna (Luciana Littizzetto) e il benzinaio Piero (Emilio Solfrizzi) sono alle prese con il noioso tran-tran di un matrimonio ventennale. Lei colta e affettuosa, lui ignorante e traditore. Quando un provvidenziale incidente fa perdere a Piero la memoria, Anna lo riformatta, cercando di trasformarlo nell'uomo perfetto.
Nella seconda storia, il bidello Rocco e l'impiegato Michele (Ficarra e Picone) suonano in una cover band dei Beatles. Rocco è osteggiato dalla compagna (Francesca Inaudi), maestra nella stessa scuola, mentre Michele, grazie ad una sapiente bugia, riesce a tenere all'oscuro sua moglie (Serena Autieri), una donna manager che crede che abbia smesso con la musica.
Nella terza storia, il chirurgo plastico Marcello Claudio Bisio) e l'impiegata Paola (Nancy Brilli) sono una coppia divorziata da anni. I due fingono di essere una famiglia felice solo quando vanno a trovare la mamma di lui (Wilma De Angelis) ottantenne e malata di cuore. Quando un cardiologo diagnostica pochi giorni di vita alla nonna, quest'ultima chiede di poterli passare con la sua famiglia a casa loro.

Commento: una bella commedia all'italiana, aiutata da alcune recitazioni di livello (Bisio, Ficarra e Picone in primis) e da una 'pulizia' di fondo. L'elemento più importante è il lieto fine che accompagna tutte le vicende: non un lieto fine alla 'Mulino bianco', ma un possibile esito delle tante storie che si trovano in famiglie qualsiasi. Quindi, tanto più meritevole, perché mette in evidenza che, alla fine, riconoscendo le proprie colpe ed evidenziando i pregi dell'altro, tutto si può sempre salvare.

Altre recensioni:
- Almudi (assente)
- Mymovies
- Familycinematv

Alexander


Regia: Oliver Stone
Attori principali: Colin Farrell, Angelina Jolie, Val Kilmer, Rosario Dawson, Jared Leto
Paese di produzione e anno di uscita in Italia: USA, Gran Bretagna - 2005
Titolo originale: Alexander
Durata: 175 '

Trama: La vita e le imprese di Alessandro Magno (Colin Farrell) vengono narrate da un ormai vecchio Tolomeo (Anthony Hopkins), che dal suo trono di Alessandria d'Egitto come Faraone ricorda i tempi della sua giovinezza e le imprese compiute a seguito del giovane re.
Alessandro nasce nel 356 a.C. da Filippo (Val Kilmer), re di Macedonia, e Olimpiade (Angelina Jolie), figlia del re dell'Epiro. La sua infanzia la trascorre in mezzo a due genitori molto diversi fra loro e ormai lontani. Alessandro quindi è un ragazzo che da un lato fa di tutto per conquistare l'approvazione e il rispetto del padre, dall'altro è soffocato dall'eccesso di amore della madre: facile capire la genesi della sua predilezioni per gli amici (primo fra tutti Efestione - Jared Leto), piuttosto che per le amiche.
Nel 336 a. C. Filippo viene assassinato, forse su mandato di Olimpiade. A questo punto la narrazione fa un lungo balzo in avanti, omettendo fatti come la conquista della Grecia (con la famigerata distruzione di Tebe) e dell'Egitto e i primi successi in Asia per proiettare lo spettatore alla vigilia della battaglia di Gaugamela (331 a.C.) quando, per la seconda volta dopo Isso, Alessandro trionfò contro Dario (Raz Degan), decretando la fine dell'Impero Persiano e la sottomissione della grande Babilonia. Nonostante i successi conseguiti il giovane re macedone non ha intenzione di fermarsi e si spinge sempre più ad est, fino all'Afghanistan, all'Hindu-Kush e all'India (326 a.C.) dove affronta e sconfigge il re Poro.
Cominciano però anche le prime, vere difficoltà: i veterani macedoni e i suoi stessi generali non comprendono questa sua volontà di continuare ad avanzare sempre e comunque e dopo quasi un decennio di guerre vorrebbero tornare a casa e godere delle ricchezze acquisite. Un'altra causa di malumore è l'eccessiva importanza che Alessandro concede agli asiatici conquistati, arruolati tra le sue truppe e pure tra i suoi consulenti: i macedoni e i greci da sempre li disprezzano come barbari e non vedono di buon occhio i tentativi del re di far unire le due civiltà, tentativo culminato con il matrimonio di Alessandro con l'asiatica Rossane (Rosario Dawson), figlia di un notabile minore, scelta per amore ma incapace di generare un erede, se non troppo tardi. Cominciano così i primi contrasti ed i primi episodi spiacevoli come la presunta congiura di Filota (giustiziato assieme al padre Parmenione) o l'uccisione, durante una discussione, di Clito da parte di un Alessandro irato ed ubriaco fradicio.
Abbandonata l'avanzata e tornati a Babilonia dopo una tragica ritirata nel deserto, tutta l'epicità di questa vita si dissolve: morto l'amato Efestione, Alessandro, circondato dagli intrighi di palazzo, senza fiducia in nessuno dei suoi uomini, muore nel 323 a. C. dopo aver lasciato la moglie Rossane in cinta.

Commento: classico film del genere peplum, con una certa attenzione ai particolari storici. Prevale il desiderio - nonostante la durata del film - di non raccontare tutto, ma prendere un episodio significativo ed emblematico delle diverse sfaccettature dell'eroe.
Non si capisce bene se per colpa di Colin Farrel o per colpa della sceneggiatura, il protagonista appare troppo spesso in balia di tentennamenti, ubriacature eccessive, risentimenti, sospetti, atteggiamenti ambivalenti, ... che lo allontanano dagli analoghi, ma di gran lunga più amati, Achille di Troy e di Massimo Decimo Meridio de Il gladiatore.
Qualche flashback risulta fuori luogo, decentrando il cuore del film.
Anche se faceva parte del tempo, può dar fastidio questo insistere sull'omosessualità (o, meglio, bisessualità) del protagonista, capace di essere tenero con la moglie (c'è una scena di sesso esplicito fra i due), ma anche con amici e servitori affascinanti.

Altre recensioni:
- Almudi
- Mymovies
- Familycinematv

sabato 6 agosto 2011

I demoni di San Pietroburgo


Regia: Giuliano Montaldo
Attori principali: Miki Manojlovic, Carolina Crescentini, Roberto Herlitzka
Paese di produzione e anno di uscita in Italia: Italia - 2008
Titolo originale: I demoni di San Pietroburgo
Durata: 118'

Trama: San Pietroburgo, 1860. Un attentato provoca la morte di un membro della famiglia imperiale. Pochi giorni dopo lo scrittore Fjodor Mikhajlovic Dostojevskij (Miki Manojlovic) incontra Gusiev, un giovane che è ricoverato in un ospedale psichiatrico. Gusiev confessa di aver fatto parte del gruppo terroristico e rivela che i suoi compagni, capeggiati da una tale Alexandra, da lui amata, stanno preparando un piano per eliminare un altro parente dello Zar. Dostojevskij deve trovarla e convincerla a fermare questo nuovo atto terroristico. Lo scrittore è sconvolto. Sta vivendo giorni terribili, pressato dai creditori, dall'imminente scadenza del termine di consegna di un nuovo libro, dai frequenti attacchi di epilessia. Di giorno, con l'aiuto di una giovane stenografa, Anna Grigorjevna (Carolina Crescentini), detta Il giocatore. Di notte continua l'affannosa ricerca del gruppo terroristico fra i sospetti dell'ispettore (Roberto Herlitzka), i ricordi della tormentata vita passata e i rimorsi di coscienza.

Commento: un bel film. La figura di Dostojevskij è indagata nel profondo; diversi flashback ci fanno entrare nella tormentata vicenda personale del protagonista. Alcuni inseguimenti e l'ansia di evitare la strage (e con essa la responsabilità indiretta che i terroristi attribuisco agli scritti 'rivoluzionari' di Dostojevskij) rendono il film avvincente e coinvolgente.
All'ideale rivoluzionario irragionevole e fanatico, lo scrittore contrappone un ideale socialista maturato e sublimato attraverso l'esperienza della sofferenza e della fede. Il film è un riuscito affresco d'epoca che condanna i rischi dell'intolleranza attraverso il vissuto del grande romanziere russo.
Unica pecca: del tutto senza motivo, Dostojevskij, nella ricerca della fantomatica Alexandra, insegue una donna misteriosa, che, per rivelare il suo "mestiere", invece di parlare, mostra tutte le sue grazie allo scrittore che si ritrae inorridito. Meriterebbe il taglio.

Altre recensioni:
- Almudi (assente)
- Mymovies
- Familycinematv
- Mereghetti (quello vero)
Una regia ambiziosa che rifugge dal seguire le semplificazioni delle fiction televisive e che fa riflettereI demoni di San Pietroburgo
Il lungo duello con la Storia di Dostoevskij. Ma l'eleganza di Montaldo frena le emozioni

Mescolando la cronologia con una certa libertà e concentrando nei giorni in cui Dostoevskij scrisse Il giocatore anche una serie di attentati contro i membri della famiglia zarista, il film di Montaldo I demoni di San Pietroburgo rivela da subito le propri ambizioni: usare la Storia, anzi le storie - quella politica e quella letteraria, soprattutto - per riflettere sul ruolo dei «maestri» e sulla influenza che le idee hanno nel formare la gioventù. Il «maestro» è naturalmente Fëdor Michailovic Dostoevskij (affidato a Miki Manojlovic per gli anni della maturità e a Giordano De Plano per quelli della detenzione in Siberia, entrambi doppiati egregiamente da Sergio Di Stefano): le sue idee, che l'hanno fatto passare dall'adesione giovanile a un socialismo utopistico fino all'accettazione di un umanesimo intriso di religiosità e di messianesimo slavofilo, hanno influito fortemente sulla gioventù russa del secondo Ottocento, infiammata da Bakunin e dal mito socialista e decisa ad abbattere anche col sangue delle bombe l'assolutismo del potere zarista. E proprio questa influenza offre al regista (e ai suoi sceneggiatori Paolo Serbandini e Monica Zapelli, partiti dall'idea che Andrej Konchalovski aveva proposto a Carlo Ponti) lo spunto da cui inizia il plot. Dostoevskij decide di visitare in manicomio chi gli ha mandato una strana e accorata lettera e così scopre che l'autore - Gusiev (Filippo Timi) - è un rivoluzionario «convertito» dai romanzi e dalle idee dello scrittore e che per non tradire i compagni ma anche per non farsi più coinvolgere nei loro attentati non ha trovato di meglio che fingersi pazzo e farsi internare. La sua speranza, affidata alla lettera per Dostoevskij, è che lo scrittore riesca a far desistere l'amata Aleksandra (Anita Caprioli) dal mettere in pratica l'agguato già preparato contro l'arciduca. Inizia così una specie di percorso contro il tempo che intreccia diversi piani: c'è quello della ricerca di Aleksandra, sulle cui stracce si è mossa anche la polizia e l'insinuante capo della «terza sezione» Pavlovic (Roberto Herlitzka), che mette a confronto Dostoevskij con gli studenti rivoluzionari che difendono con foga le stesse idee lo avevano affascinato in gioventù. Poi c'è il piano della memoria, che fa riandare il protagonista agli anni in cui fu arrestato per aver aderito a un circolo di intellettuali socialisti, poi condannato e messo davanti a un plotone di esecuzione (per un' atroce messinscena punitiva) e infine «graziato» con la condanna ai lavori forzati in Siberia. Dove lo scrittore di origini aristocratiche (anche se decadute) finì per confrontarsi davvero con il popolo e tutte le sue contraddizioni. E infine c'è il piano «metaforico» (anche se storicamente realissimo) della scrittura del Giocatore, dettato in pochi giorni a una stenografa che sarebbe diventata la sua seconda moglie (Carolina Crescentini), e che permette di affrontare un'altra corsa contro il tempo (per soldi si è impegnato a consegnare il testo entro una certa data), di descrivere un altro aspetto controverso della propria vita (la passione per il gioco che lo portò sul lastrico) e soprattutto di rendere sempre più complessa e controversa la figura del «maestro», umanissimo quanto vulnerabilissimo nei suoi vizi e nelle sue debolezze. Montaldo affronta questa materia senza sottolinearne troppo il possibile lato ideologico e soprattutto senza arrivare a stabilire un vincitore certo tra le idee «revisioniste» dello scrittore e quelle «rivoluzionarie» dei giovani (la Storia, invece, ci dirà che gli attentati anarchico-socialisti continuarono: nel 1881, cioè una ventina d'anni dopo i fatti raccontati nel film, il gruppo Narodnaja Volja assassinò lo zar Alessandro II), ma non sceglie nemmeno di scavare più a fondo nella psicologia di Dostoevskij e negli abissi di quell'anima umana che i suoi romanzi avrebbero saputo scandagliare in maniera così magistrale. Sceglie piuttosto una narrazione più tradizionale, «antica» verrebbe quasi da dire, che si ricollega direttamente allo stile delle sue regie anni Settanta e Ottanta e che sarebbe ingeneroso definire tout court «televisiva» (basterebbe il ricercato lavoro sull'illuminazione e la fotografia di Arnaldo Catinari per capire quanto poco il film sia debitore dell'estetica senza profondità in stile fiction), ma che non cancella l'impressione di un cinema fin troppo «pedagogico», fin troppo «equilibrato», più attento alle suggestioni del romanzesco che a quelle del visivo. Una regia che sceglie di non confrontarsi con le scommesse estetiche del cinema contemporaneo e che rivendica con orgoglio il diritto a uno stile «classico», un po' intemporale, signorilmente pittorico. Ma che rischia di stemperare troppo la tensione che pure il tema vuole affrontare.
"Corriere della sera" del 25 aprile 2008

giovedì 4 agosto 2011

Noi credevamo

Regia: Mario Martone
Attori principali: Luigi Lo Cascio, Toni Servillo, Luca Zingaretti, Valerio Binasco, Francesca Inaudi, Andrea Bosca, Edoardo Natoli.
Paese di produzione e anno di uscita in Italia: Italia, Francia - 2010
Titolo originale: Noi credevamo
Durata: 170'

Trama: Tre ragazzi del sud Italia, in seguito alla feroce repressione borbonica dei moti che nel 1828 vedono coinvolte le loro famiglie, maturano la decisione di affiliarsi alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. Attraverso quattro episodi che corrispondono ad altrettante pagine oscure del processo risorgimentale per l’unità d’Italia, le vite di Domenico, Angelo e Salvatore verranno segnate tragicamente dalla loro missione di cospiratori e rivoluzionari, sospese come saranno tra rigore morale e pulsione omicida, spirito di sacrificio e paura, carcere e clandestinità, slanci ideali e disillusioni politiche. Sullo sfondo, la storia più sconosciuta della nascita del paese, dei conflitti implacabili tra i “padri della patria”, dell’insanabile frattura tra nord e sud, delle radici contorte su cui sì è sviluppata l’Italia in cui viviamo.

Commento: il racconto è notevole perché molto ampio (quasi quattro ore) e, a tratti, epico, e perché lascia spazio a spiragli di storia che non rispondono alla vulgata risorgimentale dei libri di scuola. D'altra parte, però, trasforma i protagonisti del Risorgimento in bombaroli per lo più falliti e, proprio a causa della quantità di materiale trattato, a volte il racconto si sfilaccia in particolari inutili.
Un film non per tutti.
Un bacio appasionato (e fuori luogo) fra l'affascinante Contessa di Belgiojoso e uno dei protagonisti; un rapidissimo nudo parziale femminile di schiena, altrettanto fuori luogo.

Altre recensioni:

- Mereghetti (quello vero)
Perché raccontare il Risorgimento? Per capire meglio l’Italia di oggi, sembra suggerire Mario Martone con il suo Noi credevamo, tanto ambizioso quanto complesso. Nel suo affresco di tre ore e 24 minuti attraversiamo quarant’anni di storia ottocentesca, dai moti meridionali degli anni Venti fino all’Aspromonte con Garibaldi e i repubblicani fermati dalle fucilate sabaude: una materia sterminata che Martone e il suo cosceneggiatore Giancarlo De Cataldo asciugano e sintetizzano con scelte che faranno certamente discutere ma le cui ragioni mi sembra vadano cercate nel legame con il presente di cui si diceva. Dei tre giovani protagonisti iniziali, il figlio del popolo pagherà quasi subito la sua condizione di subalternità, il più invasato finirà preda dei suoi stessi furori ideologici e il più idealista (a cui è affidata la chiusura del film e che Lo Cascio, nell’età matura, rende con sofferta partecipazione) non potrà che constatare il fallimento degli ideali con cui il Risorgimento aveva mobilitato tanti italiani. Dei padri più o meno nobili di quell’epoca, si lascia molto spazio al Mazzini teorico dell’azione violenta («dimenticando» quello delle idee proto-socialiste) e si sottolinea il voltafaccia di Francesco Crispi, prima repubblicano e rivoluzionario poi monarchico e colonialista: Garibaldi si vede lontanissimo, nel buio della notte, le scene con Cavour sono cadute in fase di sceneggiatura, gli altri sono solo fugaci citazioni storiche. Tutta questa materia Martone la organizza evitando le tentazioni epiche e privilegiando azioni e discussioni tutte a loro modo significative, dalle idee risorgimentali (i sogni ugualitari della principessa di Belgiojoso) agli scontri tra monarchici e repubblicani (la prigione borbonica), dalle tentazioni violente (l’attentato a Napoleone III) alla restaurazione sabauda (l’Aspromonte e la lotta al brigantaggio). A volte dando l’impressione di usare il presente per spiegare il passato piuttosto che viceversa. Ed è questo il vero limite del film, in certi momenti quasi soffocato dal bisogno di un didatticismo troppo incombente, che toglie passione e anima ai personaggi (lo si nota soprattutto nelle prima parte). Come se per evitare le tentazioni «viscontiane» Martone avesse spinto il film troppo nell’altra direzione, arrivando a sottolineature un po’ facili (la modernità della scala metallica che porta alla ghigliottina o delle case mai finite nel meridione) e smarrendo a volte lo slancio narrativo. Resta intatta la grande ed encomiabile ambizione di affrontare i tanti nodi di una storia patria che coi tempi che corrono ha sempre più bisogno di essere conosciuta e divulgata. Anche grazie a film così.
"Il Corriere della Sera" dell'8 ottobre 2010

Discussioni:
- la recensione di Glauco Siniscalchi
- l'articolo di Curzio Maltese su «La Repubblica» del 9 novembre 2010 e su «La Repubblica» del 7 ottobre 2010
- l'articolo di Claudia Morgoglione su «La Repubblica» del 7 settembre 2010
- l'articolo di Domenico Delle Foglie su «Avvenire» del 17 novembre 2010
- l'articolo di Luca Mastrantonio su «Il Riformista» del 9 settembre 2010

mercoledì 3 agosto 2011

City of angels


Regia: Brad Silberling
Attori principali: Meg Ryan, Nicolas Cage, Colm Feroe, Andre Braugher, Dennis Franz.
Paese di produzione e anno di uscita in Italia: USA - 1998
Titolo originale: City of Angels
Durata: 117'

Trama: Seth (N. Cage), un angelo inquieto in servizio a Los Angeles, incontra la dottoressa Maggie Rice (M. Ryan), cardiochirurgo affermato, la cui sicurezza professionale, sempre molto forte, vacilla dopo la morte di un paziente sul tavolo operatorio per cause all'apparenza inspiegabili. Seth era lì per aiutare l'uomo ma è attratto da Maggie e vuole aiutarla a superare la crisi in cui è caduta. Nel fare questo finisce per innamorarsi di lei, pur sapendo che tutto quanto è legato a questo sentimento è a lui precluso. Stando vicino a Maggie, Seth però sente aumentare il desiderio di provare quelle emozioni e quelle sensazioni. Prende allora la decisione di rendersi visibile e di rinunciare alle sue peculiarità di angelo. Maggie capisce la situazione, e corrisponde al sentimento di Seth ma, proprio quando tra i due potrebbe cominciare una storia d'amore, ...

Commento: una bella commedia sentimentale, anche se si capisce che qualche 'pezzo' manca. I due personaggi e le loro inquietudini profonde vengono analizzate abbastanza nel dettaglio, anche se non convincono fino in fondo. L'idea è buona (è stato definito un remake de Il cielo sopra Berlino), ma si poteva fare di meglio ...
Immancabile, in questi casi, la scena di sesso (nessun nudo): quando l'ex-angelo deve sperimentare tutto ciò che di umano è bello e buono ... che fai? va bene mangiare, bere, toccare, ma c'è bisogno di ben altro per capire cosa si godono gli uomini (e cosa si perdono gli angeli)!

Altre recensioni:
- Mymovies

lunedì 1 agosto 2011

Legion

Regia: Scott Stewart
Attori principali: Paul Bettany, Adrianne Palicki, Dennis Quaid,
Paese di produzione e anno di uscita in Italia: USA - 2010
Titolo originale: Legion
Durata: 100'

Trama: Ormai privo di fiducia nell'operato dell'umanità, Dio si prepara ad inviare i suoi angeli, guidati dall'Arcangelo Gabriel, sulla Terra per compiere la punizione divina. In questo caso, sono gli angeli, non il demonio, a possedere i deboli, trasformandoli in cannibali e mostri assetati di sangue. In questo contesto, un gruppo di persone, coadiuvato dall'Arcangelo Michael ribellatosi alla volontà punitrice di Dio, dovranno proteggere a tutti i costi Charlie, una donna incinta, che porta in grembo il nuovo Messia, colui che può dare una nuova speranza alla Terra. Infatti, se il bambino nascerà, l'umanità sarà nuovamente redenta dai suoi peccati, impedendo a Dio di attuare il suo sterminio.
La maggior parte della storia si svolge in una tavola calda nel bel mezzo del deserto del Mojave, dove Bob Hanson il proprietario, suo figlio Jeep Hanson, con l'aiuto di Michael si barricheranno per proteggere il figlio di Charlie da un'orda di angeli assassini.

Commento: prima di vedere questo film mi son detto "Che bello! Un altro film sugli angeli ...". Che idiota sono stato! Un polpettone teologico-fantasy-splatter quasi peggio de Il codice da Vinci. L'arcangelo Michael vuole talmente bene agli uomini da disobbedire all'ordine di Dio che li vuole tutti morti. Dio, una volta capito che Michael ha ragione ed è arrivato a sacrificare la sua vita per gli uomini, cambia idea e salva il genere umano con un bebè fresco fresco di parto che non si capisce bene che ruolo dovrà avere nella salvezza degli uomini. Non mi sembra che ci sia un intento blasfemo (la mamma del bambino si salva con un fidanzato che non è il padre del bambino, che avrà sempre il ruolo del protettore - ma che è? la rilettura della vicenda della Sacra Famiglia di Nazareth?), ma è tutto travisato e scorretto. I particolari splatter con cui vengono uccisi gli uomini 'posseduti dagli angeli' sono sgradevoli.
Se capitasse in tv, vai a letto tranquillo!

Altre recensioni:
- Almudi
- Mymovies